Il Piccolo Teatro Petrolini presenta Brundibar, una favola per non dimenticare

In occasione della Giornata della Memoria lunedì, alle ore 18.00, presso il Piccolo Teatro Petrolini di Barcellona Pozzo di Gotto andrà in scena una favola nata nei campi di concentramento dal titolo Brundibar.

La  pièce racconta la storia di Hans Kràsa, giovane compositore ceco, che  nel giugno del 1941 aveva da poco presentato ad un concorso ministeriale Brundibàr, la sua nuova opera per bambini solisti, coro di voci bianche e orchestra, ispirata ai versi del poeta Adolf Hoffmeister. Nutrendo poche speranze che venisse rappresentata pubblicamente, la affidò al direttore dell’orfanotrofio ebraico di Praga perché la mettesse in scena con i suoi bambini. Ma tanto il musicista quanto gli educatori e i bambini dell’istituto furono imprigionati nel campo di Terezin. Il “ghetto modello”, periodicamente camuffato da ricovero per anziani e bambini a beneficio della Croce Rossa, prevedeva lo svolgimento di spettacolini per i visitatori.

Fu così che l’Opera dei Bambini fu effettivamente allestita. Debuttò il 23 settembre del 1943 e fu replicata per un cinquantina di volte, con un folto e continuo ricambio di interpreti per la morte o il trasferimento dei cantori in campi di concentramento. Anche Kràsa, come quasi tutti i bambini internati, fu condotto ad Auschwitz, dove fu ucciso il 14 agosto 1944. Alcuni fotogrammi della rappresentazione vennero filmati e inseriti nel film di ipocrita propaganda  dal titolo Hitler dona una città agli ebrei: La trama di Brundibàr è lineare.

Si apre con la preoccupazione di Annika e Pepiceck, che non hanno soldi per comprare del latte per la loro mamma malata. Vedendo che Brundibàr raccoglie parecchi soldi dai passanti suonando il suo organetto, i due piccoli provano a cantare, ma nessuno li ascolta. Brundibàr, anzi, li scaccia, temendo la concorrenza. L’indomani però un gatto, un cane e un passero radunano tutti i bambini del vicinato e organizzano un coro, grazie al quale i due fratellini raccolgono un gruzzoletto. Il malvagio Brundibàr li deruba, ma la banda dei bambini lo insegue, recupera il maltolto e festeggia con un canto finale la vittoria. Sembra incredibile che i nazisti non abbiano colto, dietro questa favola per bambini, l’aperta simbologia: Brundibàr, l’oppressore degli innocenti, è un’immagine che rimanda alle persecuzioni di Hitler; i fanciulli indifesi che si uniscono per reagire al dittatore fanno riferimento al desiderio di riscatto del popolo ebraico.

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Il danese Paul Aron Sandfort, uno dei pochissimi sopravvissuti, ricorda così  gli anni di Terezin: “Quando avevo 13 anni, presi parte ad uno spettacolo con circa altri quaranta bambini della mia età. Bambini cechi e tedeschi. Di quei bambini tutti un giorno se ne sarebbero andati da Terezin… io fui l’unico sopravvissuto. Più tardi venni a sapere che i Nazisti risparmiavamo gli ebrei danesi. Noi eravamo il loro alibi per controbattere le dicerie sullo sterminio degli ebrei. Per mostrare come era piacevole la vita degli Ebrei a Terezin, si tenevano concerti ed opere come Brundibár. Si era già rappresentata quest’opera per bambini un buon numero di volte, quando arrivai io nell’ottobre del 1943. I miei compagni ne parlavano continuamente e ne cantavano le canzoni, soprattutto “La canzone della vittoria”, Siegeslied, del finale. Nel nostro piccolo mondo ammiravamo i bambini e le bambine che avevano il ruolo di protagonisti. Nonostante i miei dieci anni, io suonavo la tromba a Copenaghen nell’orchestra per bambini del parco di divertimento di Tivoli e divenni dunque trombettista nell’orchestra di Theresienstad e suonai anche durante le rappresentazioni di Brundibár. Mi ricordo ancora molto bene dell’assolo di tromba del Walzer che danzavano i miei amici in scena. Io non conoscevo il ceco, ma grazie a Brundibár, imparai qualche parola come latte, pane, burro, zucchero, gelato, biscotti, uova, bretzel. Si trattava di tutte quelle cose che noi non avevano più mangiato da un’eternità. Ogni giorno ricevevamo soltanto un tozzo, di pane secco e quando cantavamo le canzoni sui dolciumi e le rappresentavamo, potevamo dimenticare la nostra situazione per un breve istante. Noi trovammo eccitante che il film, conosciuto oggi con il titolo di “Il Führer dona una città agli ebrei” fosse utilizzato per la propaganda tedesca. Noi i bambini, dovevamo rappresentare la nostra opera per il film. Mi ricordo in che modo il regista ebreo Kurt Gerron ci dirigeva a bacchetta e come l’Obersturmbannführer Rahm ci stava addosso durante le riprese con il frustino in mano”.

A dare vita a questa drammatica storia un grandiosa cast formato da Maria Bucca, Rosalia Cattafi, Giorgia Chianese, Giuseppe Calabrese, Gloria De Pasquale, Sophia Sottile Dalila Donato, Rosario Cambria, Josephine Scarpaci,Martina Manna,  Alberto Liga, Lucia  Sottile, Zaira Foti, Elena Bucca, Maria Concetta Puglisi e Giuseppe Pollicina; a ciò si aggiunge il coro formato da Tania Alioto, Ludovica Fazio, Nella Maggio, Davide Borgia, Silvia Fucile, Benedetta Amato, Luca Pio Napoli, Giulia Sottile, Marta Finocchiaro. Voce Solista Serena Perdichizzi.

La serata consentirà  di raccogliere fondi per Kangaroo Island, uno dei luoghi devastati dai recenti incendi avvenuti in Australia. Le somme raccolte negli spettacoli deputati a questo scopo, verranno inviate al KI Mayoral Relief and Recovery Bushfire Fund KI Mayoral Relief and Recovery Bushfire Fund the Bank SA details are: BSB: 105 094 Account Number: 035 680 540 Account Name: Mayoral Bushfire fund International deposit enter Swift Code: SGBLAU2S

Maria Antonella Saia
Maria Antonella Saiahttps://www.icoloridellacultura.com
Maria Antonella Saia, laureata in Lettere moderne, specializzata in Scienze dell’Informazione Giornalistica. Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Elenco Pubblicisti dal 2011 (Tessera N°141842) ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra le quali “il Normanno.com”, “laprovinciamessina.it”, “messinaoggi.it” e “ilcarrettinodelleidee.com” prima di dare il via alla testata giornalistica I colori della cultura.com. Si tratta di un magazine culturale, diversificato a vari livelli che spazia dai libri alla moda e agli spettacoli teatrali, dal cinema alla musica, dallo sport al benessere per concludere infine con uno spazio dedicato al mondo degli animali.

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Maria Antonella Saia
Maria Antonella Saia, laureata in Lettere moderne, specializzata in Scienze dell’Informazione Giornalistica. Iscritta all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Elenco Pubblicisti dal 2011 (Tessera N°141842) ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra le quali “il Normanno.com”, “laprovinciamessina.it”, “messinaoggi.it” e “ilcarrettinodelleidee.com” prima di dare il via alla testata giornalistica I colori della cultura.com. Si tratta di un magazine culturale, diversificato a vari livelli che spazia dai libri alla moda e agli spettacoli teatrali, dal cinema alla musica, dallo sport al benessere per concludere infine con uno spazio dedicato al mondo degli animali.

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