Lunedì pomeriggio è stato presentato presso “Il Circolo delle Lucertole” a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), lo spettacolo dal titolo “Il racconto del mare”, scritto e diretto da Viviana Isgrò in collaborazione con la giornalista Valentina Di Salvo che ha altresì moderato l’evento.
La pièce, che debutterà venerdì 23 maggio alle ore 21.00 al Teatro Trifiletti di Milazzo, affonda le radici nel mito mediterraneo e racconta la storia struggente di Mylae, una sirena che rinuncia al mare per amore, trasformandosi in donna e affrontando il mondo terreno, tra conflitti interiori, aspettative sociali e desiderio di libertà. Una narrazione corale che attraversa generazioni, evocata dalla voce poetica delle tre Parche – Vita, Amore e Morte – e guidata da una regia visionaria che alterna momenti teatrali, coreografie, musica e lirismo.
«Questo lavoro nasce da un lungo processo di studio, sia sul piano fisico che emotivo. Ogni movimento, ogni parola, ogni silenzio è frutto di una ricerca profonda sul corpo, sul respiro e sulla relazione tra i personaggi. Abbiamo lavorato sulla verità della scena, sulla costruzione interiore, cercando sempre l’autenticità. Il mio modo di lavorare sull’attore consiste nel dargli tutti quegli input affinché lui possa tirare fuori il personaggio attraverso il suo vissuto e il suo sistema di valori» così ha dichiarato la regista Viviana Isgrò, anche interprete in scena nel doppio ruolo di Celeste e di una delle Parche, figure simboliche e centrali nella tessitura del destino. Lo spettacolo sarà impreziosita dalla speciale coreografia di Heels a cura del maestro Andrea Torre, interpretata dalle ballerine Rosanna Vasta e Valentina Di Salvo.
Tra gli attori presenti, Antonella Masotto, che interpreta la misteriosa e potente sirena Mylae, ha sottolineato: «Portare in scena Mylae significa entrare in uno spazio sospeso tra mito e memoria, dove ogni gesto parla di nostalgia, desiderio e cambiamento. Si tratta di un personaggio complesso, combattuto, che si avvicina all’amore tossico perché sacrifica parti importanti di se stessa per ricevere amore».
Emanuele Munafò, che veste i panni del professor di greco Stefano Bellomo, ha parlato del suo personaggio come di “un uomo attraversato dal dubbio, dallo studio, e dal bisogno profondo di comprendere ciò che sfugge alla logica.” Un uomo cresciuto all’interno di regole sociali ben precise, che non riesce a rimanere impassibile al forte richiamo della natura, vivendo il profondo dissidio tra l’amore obbligato all’educazione e alle regole sociale e l’amore libero e selvaggio.
Salvatore Trifilò, nel ruolo del pescatore Turi, ha accennato con emozione alle peripezie del suo personaggio: «Turi è parte di questo mare, è parte della terra. Il suo viaggio sarà pieno di domande, e forse alla fine rimarrà qualcosa di prezioso anche dentro di lui».
Mario Giglio, che interpreta Saro, altro pescatore legato profondamente al territorio, ha raccontato: «Milazzo è parte viva della storia. I luoghi non fanno solo da sfondo, ma parlano con i personaggi, li formano, li condizionano».
Presente anche Maria Domenica Ravidà, in scena nei panni di una delle Parche e nel ruolo di Donna Lucia, che ha evidenziato il valore simbolico del suo ruolo: «Le Parche osservano, guidano, ma non giudicano. Sono la trama invisibile di ogni scelta, di ogni perdita. Parlando invece del l’altro ruolo, di Donna Lucia, posso solo dirvi che non è stato semplice e che Mylae, probabilemnte, mi ha odiata, ma non posso svelarvi altro».
Ogni figura scenica è stata pensata con profondità e rigore, per incarnare un tratto della storia, della natura umana, del legame con il passato.
Queste le premesse di uno spettacolo che saprà catturare il pubblico sin dalle prime battute: un viaggio che tra passato e presente crea un legame indissolubile.