Cattività di Bruno Oliviero sbarca su tutte le piattaforme digitali

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L’attesa è finita. Esce oggi su Chili, CGDIGITAL e ITUNES il docufilm dal titolo ‘Cattività’, diretto da Bruno Oliviero e interpretato dalle attrici della Casa di Reclusione di Vigevano, reparto di Alta Sicurezza: Teresa, Michela, Rosaria, Margherita, Marina, Maria A., Maria D., Federica, Maria C. Graziella, Magda, Carla, Diana, Sonia e Assunta. Il film è prodotto da QUALITYFILM e Flat Parioli con Rai Cinema e la Cooperativa Sociale Teatroincontro come produttore associato. La sceneggiatura è scritta dallo stesso regista con Mimmo Sorrentino e Luca Mosso, la direzione della fotografia affidata ad Alessandro Abate, il montaggio a Carlotta Cristiani.

La pellicola racconta il percorso di emancipazione avvenuto in detenute nel Reparto di Alta Sicurezza femminile del carcere di Vigevano, attraverso un’esperienza quadriennale di teatro condotta da Mimmo Sorrentino, nell’ambito del progetto “Educarsi alla libertà”. Come ha scritto il prof. Nando Dalla Chiesa, uno dei testimoni importanti del film, non solo perché tra i maggiori esperti di criminalità organizzata al mondo, ma perché vittima di mafia, “il valore di questo progetto è incalcolabile perché queste donne, anche se non denunciano, non tradiscono, possono diventare un fatto esemplare per il paese”. E ha fatto dire al prof. Massimo Recalcati “Io ho visto questo nello spettacolo. Ho visto quando eravate bambine rispetto al padre, figlie rispetto alle madri, poi madri rispetto alle figlie ed eravate una preghiera”.

Queste donne di mafia, ‘ndrangheta e camorra hanno iniziato a raccontare a Mimmo Sorrentino la loro infanzia, poi i tragici episodi di sangue a cui hanno assistito.  Questi racconti, in seguito sono diventati testi teatrali, dove ognuna recita la parte di un’altra, rappresentati in teatri stabili e nelle aule magne di molte universitarie italiane grazie a un’estensione del permesso di necessità con scorta previsto dal codice di procedura penale per motivi di salute o di lutto. I magistrati di sorveglianza hanno infatti stabilito, che per queste donne praticare cultura fosse necessario.

Il risultato di questa esperienza è che la maggior parte di queste donne, oggi, dopo aver scontato la propria condanna, si è  ricostruita  una vita lontana dai contesti dove avevano commesso i reati e si sono inserite nella società come operaie, badanti, donne delle pulizie.

“La regia – sottolinea Bruno Oliviero – è il risultato della scelta di filmare nella loro interezza le ‘giornate particolari’ che queste donne hanno vissuto ogni volta che sono uscite dal carcere. Non solo gli spettacoli quindi, ma ciò che accade sui loro volti nelle pause, negli interstizi delle incombenze carcerarie, nei momenti di incontro tra le loro storie e il pubblico. Nei loro occhi abbiamo colto il processo di cambiamento che stavano vivendo: il dolore prima della gioia. La costruzione e l’accettazione di una della loro intrinseca bellezza, il desiderio di una vita altra e migliore generava in loro dubbi, paura, pietà e infine amore. Una condizione comune a tutti noi, di fronte al passato che non ci lascia evolvere e al futuro che ci sembra faticoso. Le protagoniste di Cattività urlano un doloroso inno alla gioia del cambiamento. Il film è la descrizione della condizione umana. Quella delle detenute che urla e la nostra, spettatori protagonisti del nostro tempo, troppo spesso sopita”.

Ancora una volta il cinema diventa un vettore di messaggi forti. Cambiare il percorso della propria vita è possibile solo se lo si desidera fortemente.

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