Conversando con…Santi Catanesi, autore del cortometraggio D’Amuri

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In occasione dell’uscita del suo nuovo cortometraggio dal titolo D’Amuri, disponibile su Vimeo, che ritrae il tema della violenza sulle donne, il regista Santi Catanesi si racconta apertamente in quest’intervista parlando della nascita di questo progetto, ma anche e soprattutto del cinema e di ciò che rappresenta per lui.

Attore, regista, autore, musicista. In quale di questi ruoli ti rispecchi maggiormente?

Mah, sinceramente, come si dice nei test, nessuna delle precedenti.
Non ho mai fatto l’attore se non qualche comparsa per dei miei amici, ma m’imbarazza  stare davanti la telecamera perciò preferisco stare dietro la videocamera riprendendo gli attori e creando le scene.  Per rispondere alla domanda non mi rispecchio in nessuna categoria in particolare, cerco di fare solo quello che mi diverte con enorme rispetto verso i numerosi professionisti del settore. Sono solo una persona che cerca un modo per esprimersi, un modo per creare nuovi mondi e nuove storie.
Senza dubbio tra le mie espressioni favorite c’è senza dubbio l’arte visiva e la musica.

Il cinema quando è entrato nella tua vita? Ricordi il momento esatto in cui hai capito che questo era il tuo destino? Raccontaci.

In qualche modo c’è sempre stato. I ricordi più nitidi che ho da piccolo sono legati tutti a qualche film. Ricordo benissimo la prima volta che vidi il mio primo film a 6 anni e poi tutte le sere passate davanti la TV a divorare VHS. Quando vedevo una videocamera da bambino volevo solamente afferrarla e riprendere per creare delle storie.
Diciamo che con l’arrivo delle nuove tecnologie, l’accessibilità dei costi delle nuove attrezzature hanno favorito molto la sperimentazione con il video.
La passione, in maniera concreta si è accesa nel 2010. In quel periodo vivevo a Cambridge in Inghilterra e quelle città così stimolante, ho iniziato a creare le prime idee.
Tutto si è poi trasformato in realtà con il ritorno in Italia e la prima collaborazione con il mio amico Damiano Grasso. Insieme abbiamo creato la Phoenix Production e iniziato a lavorare ai nostri primi video, eravamo dei giovanotti che in qualche modo provavano a dire qualcosa attraverso le immagini, con tutti i difetti dei principianti.

Nel tuo ultimo cortometraggio dal titolo D’Amuri, già disponibile su Vimeo, parli della violenza sulle donne, una piaga questa, che si potrebbe dire sia nata con  il genere umano, trasformandosi e acquisendo vigore di epoca in epoca e di paese in paese. Secondo te perché c’è tutto questo accanimento contro la donna? Cos’è che spinge l’uomo a sottometterla?  E soprattutto esisterà mai una reale parità dei sessi?

Innanzitutto vorrei elogiare i due protagonisti Sara Cepaj e Giammarco Buccellato, che sono riusciti a trasmettere delle sensazioni uniche attraverso il video. Era la prima volta che lavoravo con loro e la rappresentazione non era semplice.
D’Amuri viene accompagnata dalla nostra canzone tradizionale siciliana Ciuri Ciuri, cantata in maniera malinconica, dalla cantante Giusita Di Pietro
Con questa versione di Ciuri Ciuri, volevo rappresentare quello che molte donne subiscono dai loro compagni, dalle persone che amano.
Donano amore ma quell’amore come viene ripagato?
Molte volte, soprattutto negli ultimi anni, soprattutto durante il lockdown questo amore è stato ricambiato con gesti estremi, alla fine del video ci sono i nomi ed i numeri delle donne uccise durante l’intera lavorazione del video. Ben 21 donne sono state, tra gennaio e aprile di quest’anno, vittime di femminicidio. La maggior parte di loro doveva vedere per l’ultima volta quello che si sarebbe rivelato il loro assassino e molte di loro, per paura, hanno aspettato troppo tempo prima di denunciare.
Personalmente per rispondere alla domanda, credo che l’accanimento contro la donna abbia origini primordiali. Purtroppo l’essere umano in continua trasformazione, ancora oggi non riesce a staccarsi dal suo passato e dalla sua progenie, fatta di violenza e istinti animali che sfociano in omicidi, aggressioni e comportamenti totalmente riprovevoli verso i suoi simili.  Questo per dire, che si tratta di un problema principalmente culturale e psicologico che ha origini molto lontane, che deve destare massima preoccupazione e che deve essere educato e controllato con l’arma della sensibilizzazione e della protezione.
Purtroppo esistono realtà dove ancora oggi, la donna viene costretta ai margini della famiglia e della comunità in cui si trova. È una questione di malacultura, perlopiù tradizionalista, che pone la donna in una posizione di inferiorità rispetto all’uomo credendo di essere protetto da delle idee sbagliate e retrogradi ma che fanno parte della sua società, ed esercitando quindi discriminazione sessuale.

Per me la reale parità dei sessi esiste già. Quando capiremo di far parte di una sola coscienza cosmica riusciremo a provare più facilmente l’empatia, e forse ci accorgeremo che uomo e donna hanno di diverso solo un semplice organo sessuale.
Qualcosa negli ultimi anni sta cambiando, la sensibilità umana sta iniziando ad alzare la voce e a perdonare sempre meno le discriminazioni, serve un passo deciso della società e dei governi, perchè riconoscano gli stessi diritti alle lavoratrici, soprattutto stipendi adeguati e tutele.

La  quarantena  per il contenimento del Covid – 19 ha messo a dura prova l’economia italiana, ma quello che maggiormente ne sta pagando le conseguenze è il settore culturale e artistico. A tal riguardo in che modo pensi il settore cinematografico possa ridisegnare il proprio futuro?


Il Covid-19 ha mostrato tutta la debolezza dell’impianto cultura del nostro paese e del mondo intero. Il cinema ne sta risentendo in maniera tremenda, tuttavia le produzioni non si fermano e dopo la crisi c’è sempre una ripresa, mi viene in mente una citazione: “E se il domani mi riserva dolore io dico si, come il fiore dice di si alla notte perché sa che domani ci sarà sempre un alba per poter rifiorire.”
L’alba con la quale rifiorire in questo momento sono le arene, penso ai ragazzi del cinema America, che stanno dando anima e corpo per continuare il loro lavoro con il cinema in piazza. Le grandi arene estive, seguendo le normative per il coronavirus potrebbero riaccendere la magia del grande schermo. Poi il resto verrà da sé, con la giusta collaborazione tra streaming e sale cinematografiche si potrebbe ridisegnare un futuro che diventi un abito su misura per lo spettatore, soddisfacendo tutte le sue esigenze continuando a far ardere l’eterno fuoco del cinema.

E, infine, quali sono i tuoi prossimi progetti?

Dal novembre 2019 mi sono avvicinato molto alla spiritualità e al mondo orientale, i miei prossimi progetti saranno volti a cercare di creare un connubio tra tradizione, progresso e spiritualità. Vorrei dedicare più tempo alla terra in cui vivo, la Sicilia, e cercare di portare lo spettatore all’attenzione del presente valorizzando quello che ha da offrire il mondo reale e il territorio. Perciò sto lavorando ad alcuni video per la promozione dei più bei luoghi siciliani, raccontati in maniera allegorica e metaforica. Ma non solo, i progetti e le sceneggiature chiuse nel cassetto sono molti. Aspettano solo di vedere la luce come tutti noi che vogliamo lasciarci alle spalle questi mesi di quarantena, vivere il presente e tutte le emozioni della vita, attraverso l’arte e soprattutto il cinema.

 

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